(Gente) In Russia

“Russia…big…biiig rain!”. Ricordo bene le parole di Ekaterina. Ero al mio terzo bicchiere di Baltika, una popolare birra russa, seduto al bancone di un locale di cui rammento a malapena il nome, non lontano dal mio albergo a Ekaterinburg. Impegnato com’ero ad elaborare nel cervello quel che era stato della mia esperienza sulla Transiberiana, a poche ore dal volo che l’indomani mi avrebbe portato in Giappone, mi ero messo alla ricerca di qualcuno che potesse illuminarmi sul principale quesito che mi aveva accompagnato durante il viaggio nel Paese degli zar: “ma perché sembrate sempre incazzati?”. Insomma, se avete fatto o farete un viaggio in Russia, non penso mancherete di notarlo: gente amabile, ospitale, ma permanentemente imbronciata, tagliente, poco avvezza ai convenevoli. Un atteggiamento molto distante da quello che la contraddistingue quando la si incontra dalle nostre parti, in vacanza sulle coste del Bel Paese, ove si mostrano felici, curiosi e pieni di spirito.

“Big rain”. Ecco, questa è la sintesi estrema che forse mi mancava. Pure lei mi guarda incazzata, nonostante ormai chiacchieriamo da un paio d’ore e io sono tutto un sorrisone. Come i suoi compaesani, Ekaterina pianifica viaggi in Italia, in Spagna, in Grecia, in qualche posto caldo dove possa carbonizzare la sua pelle bianchissima dopo venti minuti di esposizione al sole, cibarsi di gelato artigianale fatto coi dolci frutti cresciuti sulle sponde del Mediterraneo, godere di un cielo capace di restare senza nuvole per più di un’ora di seguito, addirittura per giorni interi.

Insomma, l’indole dei russi è fortemente condizionata dal clima. Come mi diceva il portinaio della bettola in cui avevo dormito a San Pietroburgo (che alla decima volta che mi aveva visto salutarlo gioviale all’ingresso , si era fatto venire il dubbio che lo stessi prendendo per il culo), lì si aspetta con ansia, per circa dieci mesi all’anno, che arrivi l’estate, l’unico periodo in cui si può pensare di uscire coperti con meno di trenta chili di abbigliamento e senza ombrello. L’estate arriva, ma comunque il pomeriggio piove. A fine agosto fa già freddo, ma si deve aspettare la chiamata generale per l’accensione dei riscaldamenti. E il cerchio ricomincia. “Vuoi sapere una cosa? Qui non ne abbiamo proprio di motivi per ridere!”. Concetto chiaro, non fa una piega.

I russi amano bere. Sarà un viatico alla disgrazia di dover stare sempre chiusi tra quattro mura per via del tempo. Secondo alcuni studi, il 25% degli uomini russi muore prima dei 55 anni per l’abuso di vodka, di cui in media bevono 20 litri l’anno cadauno, contro i 3 di superalcolici degli uomini britannici, che pure non vanno tanto per il sottile su questa materia. In realtà, parlando con le persone che ho incontrato, la vodka è lasciata maggiormente alle celebrazioni (ma si sa, una scusa per festeggiare qualcosa o qualcuno si trova sempre!), mentre la birra, più economica, viene bevuta per far fronte alle normalissime esigenze di idratazione di base. Cioè, si beve sempre, in ogni momento della giornata, senza pietà.

Ricordo ancora le mie nottate in treno, viaggiando da Mosca verso l’oriente. Quando mi sono trovato a dividere la cuccetta con qualche uomo locale, accanto a spazzolino e dentifricio (e ai vestiti indossati), l’altra componente essenziale ed immancabile era una cassa (non una bottiglia, una cassa) di birra. Giusto il necessario per superare la notte.

In conclusione, ricorderò sempre i miei vivaci colloqui con la gente di Russia, e le regole di base da rispettare. Ospitale e sincera, ma non fategli domande sul tempo e bevete alla loro salute. Si apriranno tutte le porte e diventerete amici fraterni. E un bimbo curioso che accenna un sorriso ottimista lungo le strade di Kazan, è il meglio che posso pubblicare per esorcizzare la sorte che l’attende!

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