Poi c’è quel momento, di tanto in tanto, in cui esiste la voglia, il bisogno, l’occasione di ritornare. A casa propria, tra le proprie radici, in cerca dell’unica vera dimensione che aiuta a ricomporre il puzzle di eventi che ha portato ciascuno di noi al punto in cui siamo oggi.
È sufficiente un solo simbolo, una porta, un albero, una strada, che era già lì, quando siamo nati, quando trascorrevamo l’infanzia, per riannodare tutti i passaggi.
Guardo, tocco, odoro e assaporo i luoghi, preludio indelebile di tutti quelli che avrei visitato nel prosieguo, e posso rivedere tutto il quadro nel suo insieme. Da quando sono partito, dal primo treno che mi ha separato da questo, fino ad oggi, quando è bello ritornare.
I fiori della primavera sono già sbocciati e fanno festa tra gli alberi da frutta. Qualcuno regala già qualcosa, altri fanno attendere. L’uomo ha imparato a contrarre i tempi, la natura invece non offre scorciatoie.
Gli attrezzi da lavoro sono ancora tutti lì. Una volta erano i nonni ad utilizzarli sapientemente, creando ciò che serviva per vivere. Oggi, picchietto i tasti di un computer, e altro non saprei fare. La vita è un cerchio, ma l’evoluzione è una linea retta.
Tra la polvere ritrovo i miei ricordi. Immagini nitide, che nell’infanzia riescono ad imprimersi in modo molto più vivido che nell’età adulta. Tutto è stato un traguardo, ripensandoci, ma un traguardo di partenza. Quello d’arrivo, lo si trova, e lo si sente, soltanto a casa, quando si ritorna.
Il mio è un intermezzo, l’alba di un nuovo cambiamento, di un altro luogo di vita, di altre dimensioni da conoscere. La vita è qualcosa di molto concreto e visibile, ma la presenza, quella ha la leggerezza e la durata di un soffio.